E’ iniziata la dieta?

Si comincia a voltare pagina e la dieta del nostro Stato è iniziata (?). Ma un buon lavoro in partenza non significa quella svolta storica che pure, in un momento di assoluta emergenza, sembrava praticabile e in qualche modo doverosa. Il Governo Monti ha osato, sì, ma fino a un certo punto. Non è rimasto prigioniero dei veti incrociati ma non è riuscito a scrollarseli tutti di dosso per puntare più in alto. Poteva fare di più?

Nell’Italia delle corporazioni e dei campanili, la coperta della spesa pubblica, ognuno la tira come può. Chi prova ad accorciarla va comunque incontro a resistenze formidabili, grandi e piccole.

Perché in Italia è sempre possibile aumentare le tasse mentre non è possibile incidere davvero sul sistema pubblico, imporgli una vera cura dimagrante? Perché, quando si tratta di accrescere la pressione fiscale, lo si può fare senza quasi incontrare resistenze mentre se si tratta di contrarre la spesa le resistenze diventano formidabili, si finisce per dare testate contro una spessa lastra d’acciaio? Il motivo è che i contribuenti, pur essendo tanti, sono disorganizzati, non hanno difesa. Invece, coloro che vivono di spesa pubblica sono organizzati e possono attivare difese potentissime. Le ragioni dei disorganizzati non hanno alcuna chance nel conflitto con gli organizzati.

Comunque sia, il Paese è scampato pochi mesi fa al default ma non è ancora detto che adesso navighi in acque tempestose. Il Governo ha calato le sue carte.

I tagli previsti hanno natura permanente, nel senso che incidono stabilmente sulla formazione della spesa perché intaccano la struttura dell’amministrazione. È questo che rende fiduciosi che quei tagli, una volta conseguiti, contribuiranno ad abbassare il livello della spesa pubblica in modo stabile.

Di aumento dell’Iva si riparlerà nella seconda parte del 2013, e questo è un primo risultato. Si fa fronte ai nuovi costi del terremoto e si riempie il buco sopravvenuto con la questione esodati. Inoltre, dal pubblico impiego alle consulenze, dagli affitti pubblici all’acquisto di beni e servizi della pubblica amministrazione, qualcosa si è mosso. Forse è esagerato parlare di fine dell’era del famoso posto fisso nello Stato ma almeno comincia a tirare un vento di cambiamento. Lo stesso taglio previsto delle Province, ancorché da verificare nel suo tragitto, dopo tanti rinvii torna alla ribalta. È un fatto positivo.

Si potrebbe continuare. Non c’entra con la spending review, ma la sforbiciata che riguarda tribunali, procure, sedi distaccate giudiziarie e centinaia di sedi dei giudici di pace rappresenta una svolta vera, della quale si discuteva da anni senza costrutto pratico. La giustizia è inefficiente e costosa. E mettervi mano è di per sé un atto di coraggio. Le resistenze saranno dure, durissime. Il Governo deve esserne consapevole fino in fondo se vorrà portare a casa un risultato. Vale per la giustizia in primo luogo ma vale anche per tutte quelle misure che vanno ad intaccare quei poteri ed equilibri consolidatisi nel tempo all’ombra dello Stato. Come dimostrano gli arretramenti, dalla questione dei mini-ospedali al taglio dei distacchi e dei permessi sindacali nel pubblico impiego, la battaglia per cambiare passo sarà, nella fase applicativa, senza esclusioni di colpi.

Detto questo, si poteva osare di più? Tenuto conto delle acque più che agitate in Europa e vista l’eccezionalità del momento in Italia (al Governo Monti non esiste alternativa e non esiste ipotesi di ricorso anticipato alle urne) l’occasione della spending review poteva essere colta per recuperare tempo e risorse per far partire l’operazione crediti-debiti nel rapporto tra Stato e imprese, di nuovo arenatasi nelle secche dei rinvii.

Inoltre, per legare una grande manovra strutturale di taglio alla spesa pubblica e di ri-perimetrazione dello Stato ad un’altrettanto grande manovra per far ripartire l’economia, puntando allo scambio diretto «meno spesa, meno tasse». Un messaggio che anche i mercati, oltre che i cittadini e le imprese in Italia, continuano ad attendere.

Il Governo ha fatto una scelta più prudente. Quanto davvero sia realistica, si vedrà.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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