A destra e a sinistra…il baratro

Quante probabilità ci sono che la politica italiana torni presto ai suoi vizi antichi? Mario Monti non fa tanti giri di parole nell’esprimere tale paura. È una preoccupazione diffusa, come sappiamo. Qui non si tratta di discutere del futuro del premier dopo la primavera 2013.

Il punto è un altro: chiunque abbia a cuore il destino dell’Italia ed eserciti una responsabilità istituzionale oggi si pone lo stesso interrogativo. La classe politica rischia di arrivare alla scadenza elettorale senza aver compiuto, se non in minima parte, il processo di rinnovamento nelle idee e nelle persone che sarebbe stato indispensabile. Il rischio reale è che le forze politiche si avviino a una pessima campagna elettorale e poi si ritrovino nel nuovo Parlamento senza sapere con precisione cosa fare.
Non ci si potrà appellare ad un ulteriore governo tecnico o a Giorgio Napolitano (prima di maggio, quando finisce il suo mandato) per rimettere insieme i tasselli del mosaico, favorendone una soluzione. Se davvero la politica arriva in primavera prigioniera della confusione e dell’impaccio di cui dà prova oggi, è difficile che la razionalità prevalga: a meno che i numeri parlamentari fra i diversi schieramenti obblighino a un forzato equilibrio. Scenario imprevedibile oggi, visto che non si conosce ancora il modello elettorale con cui si voterà.

In sostanza occorre ancora sperare che le forze politiche siano scosse dal fremito di qualche novità concreta.

Come ribadito a Chianciano dal segretario Lorenzo Cesa “La destra è una foresta pietrificata. Prepariamoci all’ennesima riedizione di promesse impossibili, di riduzione delle tasse, di nuove opere faraoniche irrealizzabili, di sostegno ai giovani… ma solo a parole. Insomma, populismo all’ennesima potenza. Una riedizione stanca. Anche perché Berlusconi, nel momento stesso in cui si candida è il primo a sapere di non poter vincere. E sa benissimo che, se vincesse, tutto il lavoro fatto dal governo Monti nell’ultimo anno agli occhi del mondo sarebbe azzerato in un secondo. E persa la credibilità internazionale riacquistata in questi mesi, saremmo di nuovo sull’orlo del baratro. Anche a sinistra il quadro si va delineando. Bersani e Vendola formeranno la loro coalizione”, sebbeno pure lì abbiano le loro rogne con il rivoluzionario sindaco di Firenze Renzi.

“Per tirare fuori definitivamente il Paese dalla crisi, recuperare produttività e competitività, creare posti di lavoro, agganciare la ripresa, restituire speranza ai giovani e rimanere tra le grandi potenze economiche mondiali, la classe politica attuale non basta. Serve l’apporto di tutte le risorse e le intelligenze disponibili anche nei prossimi anni”.

Noi siamo i moderati. L’area più riformatrice, quella che può dare la maggiore spinta di modernizzazione all’Italia. E noi stiamo lavorando per allargarla e renderla più forte. L’unico cantiere veramente aperto è quello dei moderati, su cui lavoriamo da tempo.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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