Non si giochi con la Sanità

Se oltre il 60% del bilancio regionale e’ assorbito dalla sanità, non ci si può stupire che restino poche risorse per soddisfare tutti gli altri bisogni dei cittadini. Tagliare sprechi e spese inutili, combattere clientelismi lobbistici, diventa urgente per restituire ai cittadini la speranza di veder soddisfatti anche altri bisogni essenziali, soprattutto in tempo di crisi, quando le risorse trasferite alle regioni si stanno assottigliando velocemente.

Le norme relative alla Sanità — vale a dire fascicolo sanitario, cartella clinica e ricetta tutti in formato digitale — descritte nel decreto Sviluppo approvato, sotto il profilo tecnologico vanno proprio nella direzione di offrire una migliore qualità del servizio al paziente e contemporaneamente di ridurre i costi a carico del Servizio sanitario nazionale. La dematerializzazione delle cartelle cliniche e delle prescrizioni mediche, accompagnate dall’attivazione del fascicolo sanitario, potrebbero essere affiancate anche dal far viaggiare le informazioni via smartphone. Si, via cellulare, senza fornire al cittadino l’ennesima card, bensì permettondogli di utilizzare in modo sicuro la propria sim. In questa maniera il progetto diventerebbe più semplice e fattibile e non richiederebbe grandi infrastrutture regionali. Inoltre, si responsabilizzerebbe anche il paziente sulla propria salute facendolo diventare la chiave di volta, il vero protagonista: Io, Stato, fornisco uno spazio (fascicolo sanitario digitale) e tu, cittadino, — se vuoi — puoi popolarlo inserendo i tuoi dati sanitari. Si tratta di una modalità economica per il sistema sanitario e facilmente riconoscibile: ci sono informazioni certificate inserite dal medico e quelle non certificate inserite dal paziente.

Calandomi ora nella realtà territoriale in cui vivo, un interessante incontro organizzato qualche mese in tema di sanità, aveva evidenziato come l’Ulls 21 di Legnago, con l’ospedale, costituisca una risorsa vitale per il mio territorio: rappresenta la prima azienda per personale impiegato (intorno alle duemila unità) e, con circa 270 milioni di euro annui, si pone ai vertici quanto a fatturato.

Visti i numeri, quindi, non si può prescindere dall’esigenza di tutelare la sanità con iniziative e progetti responsabili, razionali e coerenti. Sono inderogabili politiche e proposte atte a garantirne l’efficienza e la funzionalità evitandone, nel contempo, un depotenziamento ed una riduzione dell’erogazione dei servizi offerti nonché della qualità di essi .

Tali decisioni si rendono ancor più indispensabili alla luce dei prossimi riassestamenti organizzativo-strutturali nonché territoriali che entro breve inevitabilmente rimoduleranno i confini delle ULLS venete, in cui saranno accorpati territori e strutture limitrofe con modalità e tempi tuttora nebulosi e mal definiti.

Il recente piano sanitario non affronta adeguatamente la questione delle modalità di scelta delle direzioni strategiche, direttori generali in testa, cioè quali requisiti e titoli debbano avere per essere nominati. Si arriva, talora, all’assurdo per cui prima viene nominata una persona e poi gli si fa fare un corso di management per acquisire le competenze adeguate. La meritocrazia deve sempre essere privilegiata e, dunque, prevalere nell’ambito delle scelte strategiche direzionali sia amministrative che di conduzione dei singoli reparti ospedalieri. Bisogna trovare forti soluzioni alternative alla politica degli ultimi anni che ha condotto reparti, un tempo di eccellenza, a tagli di personale, mobilitazioni ed accorpamenti o riduzioni di posti letto producendo demoralizzazione, anziché stimolo, in chi vi lavora da anni.

E’ necessario puntare all’eccellenza e alla qualità che si ottengono e si percepiscono quando l’utente riceve, nei tempi appropriati, risposte professionali efficaci ed efficienti. Riteniamo perciò vitale attuare con tempestività una politica aziendale in grado di ridurre i tempi di attesa e, soprattutto, di porre il servizio pubblico in grado di competere con il privato. Ciò attualmente non accade e, di conseguenza, il privato ha gioco facile nel convogliare vitali prestazioni sanitarie verso altre ULSS con forte rischio che le strutture pubbliche del nostro territorio vengano pesantemente penalizzate e ridimensionate a tutto vantaggio della concorrenza pubblica e privata.

Vanno inoltre stimolate progettualità perspicaci e preventive e, con l’allungarsi della vita e l’aumento esponenziale della cronicità, va ottimizzata l’assistenza nei confronti dei cittadini con disabilità e fragilità garantendo, nel contempo, adeguato sostegno alle loro famiglie. Tale supporto va assicurato mediante un rafforzamento dell’assistenza sul territorio in modo da mantenere il paziente il più a lungo possibile nel suo ambiente e anche con progetti individuali all’interno della rete dei servizi per la domiciliarità e residenzialità.

Infine, latitano validi progetti atti a prevenire e giocare d’anticipo su malattie a forte impatto sociale e con notevole ricaduta sulla spesa sanitaria nei prossimi anni: qualcosa si sta facendo per quanto concerne il diabete ma mancano efficaci attività di promozione della salute tramite lo sport e l’adozione di congrui stili di vita come pure iniziative di forte disincentivo di vizi nocivi alla salute stessa. Ugualmente nella prevenzione e nella terapia di vere piaghe sociali, vecchie e nuove, in particolare l’alcoolismo e il gioco d’azzardo, i progetti sono esigui e mal coordinati da personale sanitario carente e mai adeguatamente formato per affrontare queste realtà causa di ingenti danni alle famiglie e alla collettività in termini di vite umane perse e/o di costo sociale. In questi delicati ambiti si deve investire di più ed impegnarsi maggiormente nella lotta preventiva oltre a contrastare l’escalation di queste allarmanti patologie che, oramai, investono e rischiano di travolgere migliaia di famiglie nel nostro territorio.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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