Lo sport come azienda?

In questo periodo il pericolo maggiore che il mondo sportivo sta correndo è l’indebitamento.

Le risorse pubbliche stanno subendo gravi tagli, gli sponsor hanno ormai abbandonato ogni formula di investimento, le famiglie stesse si trovano costrette a rinunciare all’attività sportiva, o almeno i genitori se ne privano per poterla concedere ai figli. In questo contesto si inserisce anche il Patto di Stabilità, che ha bloccato definitivamente le fidejussioni da parte delle amministrazioni, mettendo le società sportive nell’impossibilità di fornire garanzie. Quindi, come reagire? Personalmente credo nella programmazione e credo occorrano strategie operative mirate per garantire mantenimento, sviluppo e miglioramento dello sport. Secondo passo: iniziare a considerare lo sport come un’azienda. E qui nascono le difficoltà maggiori perché il concetto di sport è sempre stato considerato puro, mentre al concetto di azienda è sempre stato associato un giudizio negativo.

Invece, il settore sportivo non può più permettersi di far prevalere sempre e solo l’aspetto sociale e non saper guardare ai conti o rimanere estraneo alle principali strategie di marketing. Il mondo sportivo deve organizzarsi e professionalizzarsi.

Il volontariato ha fatto crescere i numeri dello sport, ma ora deve fare un passo avanti e diventare professionalizzato. Questo perché lo sport deve essere pronto al dialogo con le istituzioni locali, società civile e imprese, deve uscire dal suo status di assistito per diventare parte attiva, ponendosi come protagonista nelle politiche sociali, della salute, ambientali e turistiche.

Anche le Pubbliche Amministrazioni devono cambiare.

Devono rivedere metodologie e contenuti degli affidamenti e le conseguenti convenzioni, creando il giusto bilanciamento tra finalità sociali e possibilità gestionale dell’impianto. Se questo non cambia, le convenzioni saranno sempre un elenco di impegni e di vincoli, tra l’altro sempre più gravosi per i concessionari e sempre più complessi da controllare per le amministrazioni.

Queste ultime devono anche seguire il percorso di vita delle convenzioni, perseguendo insieme ai concessionari le finalità comuni. Infine, è giunto il momento di uscire dalla concezione che le convenzioni, una volta stipulate, siano intoccabili e non si possano più modificare. Questo perché il contesto muta, le esigenze del gestore mutano nel tempo e le amministrazioni devono essere in grado di accompagnarli con un faro: la finalità, che deve essere condivisa.

Non dimenticando che lo sport riguarda la salute e il benessere dei cittadini, nessuno escluso.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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