Una triste fine per l’aeroporto Valerio Catullo

L’aeroporto Catullo doveva essere uno degli ingranaggi fondamentali per lo sviluppo del sistema Verona; la nostra città porta d’Europa, baciata dalla geografia per la sua posizione strategica sulle direttive Nord – Sud, Est-Ovest. Il nostro scalo che doveva essere uno degli elementi propulsori per la crescita del sistema Verona, ora vive una difficile situazione finanziaria. Negli ultimi anni i debiti sono aumentati e i piani industriali che avrebbero dovuto rilanciare le sorti del Catullo hanno miseramente fallito.

I soci pubblici veronesi hanno continuamente investito i soldi dei cittadini per aderire ai vari aumenti di capitale, che avrebbero dovuto sostenere gli obiettivi dei piani di rilancio dello scalo. Soldi pubblici che sono stati sottratti ad altri servizi e che ormai non ci sono più, vista la recente rinuncia della provincia di Verona e del comune di Villafranca, ad esempio, di non aderire all’ultimo aumento di capitale. I nodi che stanno affossando il Catullo non sono stati sciolti: l’aeroporto di Montichiari macina debiti senza che vi sia un’inversione di tendenza, paralizzata dalle divergenze di strategia tra i soci bresciani e quelli veronesi; la vicenda Ryanair si commenta da sola, la gestione del precedente Cda è sotto la lente della magistratura, segno che le nostre denunce sulla gestione poco chiara del passato non erano campate in aria.

In questo scenario i soci pubblici veronesi brillano per la loro assenza, fatta eccezione per estemporanee dichiarazioni sulla necessità di privilegiare alleanze che a giorni alterni cambiano; un dì bisogna dialogare con Milano, un altro con Venezia, l’altro ancora con il sistema tedesco. Una babele di esternazioni condita qua e là da qualche incontro con eventuali soci privati, che hanno avuto l’effetto di riempire qualche colonna di giornale. Questo avviene mentre i debiti lievitano e, un centinaio di lavoratori della Avio Handling, società partecipata dal Catullo che si occupa dei servizi aeroportuali, tra un po’ si ritroveranno senza posto di lavoro per la messa in liquidazione della società stessa.

Uno scenario desolante che certifica il fallimento della politica veronese, responsabile di non essere in grado di fare sistema, di produrre uno straccio d’idea, di creare le condizioni per il rilancio dello scalo. I soci pubblici veronesi navigano a vista mentre il Catullo sta in piedi sino a quando le banche continueranno a sostenere la baracca. Questo accade mentre nelle stanze dei palazzi che contano qualche solone, pur di comparire sui giornali, teorizza macroregioni del nord dopo che non è stato in grado di contribuire alla crescita dell’aeroporto della sua città.

L’Aeroporto della città italiana porta d’Europa non riesce a produrre utili, mentre sul territorio nazionale riescono a farlo, ad esempio, gli scali pugliesi che non hanno certamente la geopolitica dalla loro parte. A Verona qualcuno forse crede che una fantomatica macroregione del Nord possa fare a meno del Catullo? Se è così lo dica e ammetta il proprio fallimento per manifesta incapacità.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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