Impianti sportivi: è ora di crescere!

Nelle ultime due settimane, quotidiani, riviste, portali online, social network sono stati monopolizzati da un unico argomento: quella che ormai è stata ribattezzata “Legge sugli Stadi”, anche se la definizione è talmente impropria da risultare ormai controproducente.

Tanto per iniziare non è una legge, è a mala pena una bozza, rivista, riveduta e corretta così tante volte che persino i promotori sono arrivati a disconoscerla. In seconda battuta non riguarda solo gli stadi, ma gli impianti sportivi, anche se non li comprende proprio tutti.

Secondo le ultime modifiche, infatti, sarebbero coinvolte le strutture a partire da 500 posti indoor e 2000 all’aperto … quindi, per intenderci, i campi da calcio della parrocchia sotto casa, che con ogni probabilità in questa stagione assomigliano più a un “campo di patate”, non sono compresi. E non lo sono nemmeno le palestre scolastiche dove mandiamo i nostri figli a scuola e dove, alle prime pioggie, compaiono stracci e secchi a terra.

Ma andiamo oltre. Nella moltitudine di articoli apparsi in questi giorni, uno in particolare ha attirato la nostra attenzione: Il pallone visto al contrario , scritto da Enrico Gelfi, Responsabile Comunicazione dello Studio Ghiretti & Associati.

Ne siamo rimasti colpiti perché rappresenta una sintesi perfetta di quello che la nostra redazione continua a sostenere sin dagli esordi di www.sportindustry.com e di Sport Industry Magazine, ovvero che i nostri impianti sportivi, i nostri stadi, i nostri palazzetti e più in generale tutti gli spazi dedicati alla pratica sportiva hanno bisogno di intraprendere nuove strade.

È venuto il momento di accettare che l’impianto sportivo che avete in gestione è a tutti gli effetti un prodotto. Un prodotto che va raccontato, condiviso, promosso e venduto.

Come afferma Marco Tornatore nell’intervista rilasciata alla nostra redazione (pubblicata a pagina 10 e 11 di Sport Industry Magazine n°14) “Il primo fattore su cui bisogna lavorare è la creazione di una cultura manageriale e imprenditoriale, sovente assente. Nella maggioranza dei casi, chi governa le piscine è di estrazione prettamente tecnica, quindi generalmente insensibile al concetto di centralità del cliente”.

Certo, lui parla di piscine (che sono il suo “pane quotidiano”), ma vale lo stesso discorso anche per i centri dedicati all’attività sportiva, nei quali il cliente, sportivo o tifoso che sia, con le sue esigenze e le sue richieste, deve diventare il fulcro di una strategia improntata al marketing, alla sponsorizzazione, al naming right, al potere mediatico dei Social Network, cercando di sfruttare appieno tutte le opportunità che ognuno di questi strumenti può offrire al nostro settore.

E questo perché i nostri impianti sportivi, di qualsiasi dimensione siano e qualunque sia la loro vocazione, hanno bisogno sia di un pubblico (e non solo durante le partite, ma “25 ore al giorno, 8 giorni la settimana, 13 mesi all’anno”, come da sempre sostiengono gli arch. Pino e Alessandro Zoppini) sia di avvicinare allo sport persone di ogni età, estrazione sociale, economica, venendo incontro anche e soprattutto a coloro che hanno patologie o problemi fisici.

Il motivo è risaputo. La pratica fisica e sportiva, come dimostrato da molteplici studi scientifici, apporta benefici sostanziali a livello fisico e mentale, giocando un ruolo decisivo nell’abbattimento dei costi della sanità pubblica.

Tratto da www.sportindustry.com/site/Home/SportFitness/ImpiantiSportivi/articolo1007567.html#sthash.go100USa.dpuf

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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