Che l’impiantistica sportiva italiana stia vivendo un periodo di forte criticità, nel quale diventa ogni giorno più complesso riuscire a trovare soluzioni adeguate, non credo colga nessuno di sorpresa.
La motivazione principale è la mancanza di fondi da parte delle amministrazioni locali, pressate da una politica nazionale tesa al contenimento della spesa pubblica, e messe di conseguenza di fronte alla necessità di dover scegliere in che modo ripartire i pochi fondi a disposizione.
In un clima di così grande incertezza (politica, economica e fiscale), è abbastanza naturale che determinate attività che non vengono annoverate tra i bisogni primari della cittadinanza, come lo sport, finiscano per farne le spese. Ci sono a mala pena i fondi per rifare il manto delle nostre strade e garantire una viabilità sicura, dove potremmo mai trovare le risorse per ristrutturare gli impianti sportivi?
In questo quadro si inseriscono due considerazioni. La prima è che in Italia gran parte dei 140mila impianti è di proprietà comunale. Il 90% di queste strutture è antiquato, con un’età media attorno ai 30 anni. Appena il 41% di questi ha usufruito nel tempo di opere di riqualificazione, con un processo che si è ormai pressoché arrestato.
La seconda riguarda le concessioni. Il modello più diffuso (in pratica fino a questo momento) era quello che vedeva il Comune dare in concessione l’impianto a una società sportiva. Quest’ultima riceveva dal Comune un corrispettivo di gestione e il pagamento delle utenze. Dal canto suo, la società doveva applicare le tariffe imposte dagli enti locali e occuparsi della manutenzione ordinaria dell’impianto (mentre quella straordinaria, a meno di eccezioni, rimaneva in capo al Comune).
Ovviamente il modello è molto più complesso e presenta innumerevoli varianti ed eccezioni; quello che ci interessa sottolineare in questa sede è che i tagli operati alle casse comunali hanno messo profondamente in crisi questo modello, o forse hanno semplicemente accelerato un processo che in alcune realtà comunali italiane era già stato avviato.
Per approfondire l’argomento, di per sé molto ampio e molto articolato, come lo è la situazione impiantistica nel nostro paese, abbiamo dedicato un articolo ai cambiamenti avvenuti e in atto nelle concessioni in quattro comuni italiani (Modena, Milano, Genova e Roma), grazie agli interventi tenuti da altrettanti relatori il 21 febbraio 2013 in occasione di ForumSport Congress da:
- Antonino Marino, Assessore allo sport del Comune di Modena,
- Luca Verardo, direttore della società di gestione Paladonbosco di Genova,
- Bruno Campanile, direttore del dipartimento sport di Roma Capitale,
- Rita Amabile, oggi consulente aziendale, in passato dirigente del Settore Sport presso il Comune di Milano e amministratore delegato di MilanoSport.
L’articolo integrale compare nel numero 12, aprile-giugno, di Sport Industry Magazine. Sfoglia la rivista online
Articolo tratto da www.sportindustry.com