Ci sono domande che non hanno, a mio avviso, risposte certe. Cosa accadrà la settimana prossima al governo Monti in caso di insuccesso del vertice di Bruxelles? La «strana maggioranza» italiana continuerà ancora ad esistere oppure qualcuno ne approfitterà per reclamare un chiarimento politico e magari volere le elezioni anticipate?
Le risposte sono difficili. E poi, al momento, ci sono troppi «se». Bisogna procedere un passo alla volta. L’Europa è giunta al bivio? L’Italia ha paura del passo falso, del compromesso al ribasso. E i mercati, come si muoveranno?
Circa nove mesi fa, alla fine dell’estate scorsa, fu la forte sfiducia dei mercati stessi, nei confronti dell’Italia, a contribuire alla svolta di novembre, costringendo Berlusconi ad uscire dalla scena politica e dare il via al governo tecnico di Monti. Ed oggi quegli stessi mercati cominciano a chiedersi se non sia meglio che l’Italia torni a un governo con base politica.
Le elezioni anticipate, però, sono una mossa azzardata che il presidente della Repubblica non vuole prendere in considerazione. Bisogna anche dire, però, che nessun capo-partito ha mai parlato chiaro al riguardo con il capo dello Stato, e nemmeno con il presidente del Consiglio. Timidi accenni, intimidazioni, un po’ di guerra sui mass media: ma nella sostanza la «strana maggioranza» regge, sia pure con crescente fatica e senza mai trasformarsi in uno strumento di vera coesione.
La riforma del lavoro arriva in porto, ma si è visto quanto sia stato estenuante il suo cammino, condivisibile o meno che sia. Quanto al documento comune sull’Europa, un testo che servirebbe a Monti, una volta giunto a Bruxelles, per dimostrare ai partner europei che il governo tecnico ha dietro di sé una convinta base politica, ebbene quel documento è un mezzo rebus. Pdl, Pd e Udc dovrebbero scegliere la via di tre mozioni legate da un preambolo comune. Una soluzione che dimostra non la forza, la debolezza dello strano trio che non riesce a unirsi nemmeno sull’Europa.
In ogni caso Monti a Bruxelles potrà vantare un certo sostegno del Parlamento. E sicuramente non avremo le elezioni (per fortuna?). Monti resterà a Palazzo Chigi, in una condizione politica poco invidiabile.
E i politici proseguiranno nella lunga corsa verso il voto del 2013.