Speranza o illusione?

Alle elezioni mancano sei mesi abbondanti. Non si sa ancora con quale legge voteremo e chi si presenterà. Ad oggi la maggioranza degli elettori italiani non esprime alcun orientamento. E non possiamo quindi stupirci se la stragrande maggioranza degli investitori, nell’incertezza assoluta, si astenga ancora dal considerare il Paese un’opportunità.

In undici mesi scarsi, il governo Monti ha fatto molto per rimediare a un’immagine internazionale (e non solo…) disastrata. Ma rimane assai difficile dimostrare a un osservatore straniero quale sia il vero volto del Paese: la serietà e l’operosità o lo spreco e la corruzione? Il nostro amico straniero non si capacita del perché una legge contro la corruzione tardi ad essere approvata e non si spiega come ci si possa dimettere e firmare delle nomine il giorno dopo, rafforzando il sospetto che passati gli scandali tornino vecchie e inconfessabili abitudini. Rischiamo di tenerci una pessima legge elettorale (il cui nome Porcellum ora richiama anche recenti feste pagane romane targate PDL…). Ma l’Italia perbene si è rimboccata le maniche e sta pagando un prezzo elevatissimo.

Le riforme realizzate con fatica dal governo tecnico, rischiano di essere buttate in vacca dall’irresistibile demagogia di ogni campagna elettorale. E ciò è davvero un potenziale pericolo, perché dà l’impressione che l’enorme sforzo di risanamento fin qui compiuto, pagato soprattutto dalle famiglie e dal ceto medio, sia frutto di episodiche virtù, aumentando la convinzione che dopo l’aprile (?) del 2013 tutto possa tornare come prima. La politica deve rivendicare il proprio ruolo, essenziale in una democrazia compiuta, e deve ribellarsi all’ipotesi di commissariamento. Ma per evitare che il Paese sia costretto a chiedere l’aiuto europeo o a sottoporsi a un programma del Fondo monetario con una resa poco onorevole, come hanno dovuto fare già altri Stati, non bisogna dare fiato all’antipolitica e al qualunquismo. Come? Ritornando a fare buona politica. Avrebbe invece un suo particolare significato una sorta di patto pre-elettorale tra le principali forze politiche (che non significa precostituire alcuna grande coalizione), sulla condivisione delle regole del gioco, a cominciare dalla legge elettorale, la conferma del percorso di risanamento, la moralizzazione della politica e la riduzione dei suoi costi. A condizione che non resti, come altri solenni impegni, desolante lettera morta.

Si può biasimare l’UDC di aver annunciato l’appoggio al Monti-bis? Sono state adottate misure antipatiche e pesanti, ma per colpa di chi lo ha preceduto. Esiste una larga fetta di opinione pubblica che giudica in modo positivo l’operato del presidente del Consiglio ed è comprensibile che un partito, o anche un movimento, voglia interpretare questo sentimento. Se noi centristi abbiamo sostenuto Monti, da sempre, anche mandando giù a volte bocconi amari, l’abbiamo fatto per senso di responsabilità, per il bene del Paese, non per guadagnare voti strumentalizzando il premier.

Il sistema politico deve cambiare altrimenti avrebbe poco senso parlare di un nuovo esecutivo affidato al premier che sa interloquire con l’Europa. Serve un’autentica novità in grado di scuotere l’albero della politica e far cadere le mele marce. Il Monti-bis non può nascere da un’operazione di palazzo o da una pur legittima manovra elettorale.

E’ arrivata l’ora di restituire una speranza e una rappresentanza politica agli Italiani che credono nell’Europa.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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