Quando andremo al voto?

L’insistenza di Mario Monti nel chiedere che l’Italia risponda al contagio della speculazione finanziaria con le proprie forze, senza far ricorso al famoso scudo anti-spread, fa capire quanto sia grave la situazione. È lo stesso presidente del Consiglio, d’altronde, ad ammettere la delusione e riconoscere che si aspettava uno scarto inferiore (e migliore) fra i titoli di Stato italiani e tedeschi.

Nelle ultime ore rispuntano scenari di elezioni subito dopo l’estate, magari approvando in anticipo la legge finanziaria e riuscendo a concordare una bozza di riforma elettorale più o meno a fine luglio. Se il maggior colpevole è l’incertezza del quadro politico, riprende animo la tentazione di definire almeno i rapporti di forza in Italia.

L’idea di mettere fine alla legislatura viene avanzata ora da un partito, ora da un altro. E non può prescindere dal nuovo sistema elettorale. Monti, qulache giorno fa, aveva rimesso il destino della legislatura nelle mani della maggioranza anomala che lo sostiene in Parlamento, lasciando anche capire che andare avanti con un conflitto permanente e velenoso, tale da smontare e smentire gli impegni presi a livello europeo, è un rischio. Certi slogan arrivano all’opinione pubblica italiana, ma anche (e soprattutto) a coloro che scelgono se investire sul futuro del nostro Paese (che, nel peggiore caso, speculano sulle sue debolezze). Ma il voto sarebbe un azzardo forse ancora più insidioso.

Quanto è successo in Grecia e in Spagna, nazioni reduci da un appuntamento elettorale che avrebbe dovuto dare un messaggio di stabilità, non è incoraggiante. E l’ipotesi di affrontare una serie di appuntamenti con le istituzioni europee affidandosi a un governo dimissionario, aumenta la paura di un’accelerazione della crisi e del suo aggravamento dopo l’estate: un momento cruciale per le misure di rigore e per quelle di crescita. La Spagna si ritrova con una maggioranza certa per cinque anni e che sulla carta era gradita ai mercati; ma che prefigura invece una prospettiva di previsioni negative.

Dunque, l’interrogativo per l’Italia è se la scorciatoia elettorale d’autunno significherebbe l’accantonamento dell’incertezza, o la sua proiezione su un’intera legislatura. Non esiste una risposta certa. Ma se l’azzardo fallisce, l’idea di Monti di uscirne con le nostre forze potrebbe rivelarsi impossibile. In quel caso, l’Italia dovrebbe consegnare un pezzo decisivo della propria sovranità a quelle istituzioni finanziarie che Monti doveva garantire e insieme tenere lontane.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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