Perché i nostri figli non corrono abbastanza

Genitori contro figli uno a zero. Anzi i primi accumulano su una distanza di un kilometro e mezzo di corsa 90 secondi di vantaggio. E c’è di peggio. Le prestazioni dei ragazzi dai 9 ai 17 anni dal 1975 sono diminuti di 5 punti percentuale in ogni decade.

Sono questi i dati raccolti dall’American Heart association che mostrano il declino globale atletico dei nostri figli. Secondo il pediatra Stephen Daniels dell’Università del Colorado, un bambino dai sei anni in su per stare bene dovrebbe svolgere un’attività fisica moderata (correre, giocare all’aria aperta) per almeno un’ora al giorno, ma negli Stati Uniti solo un terzo lo fa. Il problema è talmente evidente che per contribuire a creare un antidoto alla sedentarietà è intervenuta anche la Casa Bianca attaverso la first lady Michelle Obama con il programma Let’s move.

Un esercito di pantofolai obesi
Un altro studio dell’università australiana, condotto da Grant Tomkinson, ha analizzato 25 milioni di under 17 in 28 Paesei dal 1964 al 2010. In una corsa di 15 minuti i pantofolai (maschi e e femmine) dei giorni nostri hanno ottenuto performance inferiori del 15%, dal punto di vista cardio circolatorio e prestazionale, rispetto ai genitori.

Il trend, che è mondiale, mentre si dimostra stabile nei Paesi più sviluppati Europa, Australia e Nuova Zelanda, sta intaccando anche i popoli asiatici, Cina in testa.
I più recenti test di idoneità evidenziano come i ragazzi cinesi sono diventati più grassi e lenti nel corso degli ultimi decenni. Per gli esperti orientali le cause sono da ricercare sia nell’ossessione per i punteggi sempre più alti da ottenere per l’ammissione all’Università, sia nella proliferazione di forme di intrattenimento meno salutari e sicuramente più stanziali: tv, giochi sulle console e uso del web. I dati dati del Ministero dell’educazione in Cina mostrano che nel 2010 gli studenti universitari di sesso maschile correvano 1.000 metri con 15 secondi di svantaggio rispetto agli studenti di dieci anni prima. Le studentesse invece, nella corsa di 800 metri, hanno lasciato sul terreno 12 secondi. L’obesità, cresciuta poi a dismisura nei paesi sviluppati, Stati Uniti in testa, peggiora e rende difficile qualsiasi approccio all’attività fisica. E se i padri sono pigri, lo dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i figli lo sono ancora di più: l’80 per cento dei giovani a livello globale non fa abbastanza movimento.

Gli sdraiati
Il tema ultimamente è stato affrontato anche nel libro di Michele Serra «Gli sdraiati» dove il protagonista cinquantenne cerca di convincere il figlio a fare una scalata insieme, come lui a sua volta aveva fatto in passato con il padre. Nel romanzo ci sono diversi episodi che evidenziano come la generazione degli sdraiati sia poco avezza a qualsiasi tipo di attività che comporti un minimo sforzo fisico (anche la vendemmia viene schifata dal giovane protagonista). La descrizione del diciottenne “stravaccato” sul divano che contemporaneamente ascolta la musica in cuffia, manda sms agli amici con il telefonino e studia, da cui il titolo del libro, osservato con benevolenza a distanza dal padre, dimostra come in questi decenni non si siano persi solo 90 secondi, ma molto di più.

Tratto da “IlSole24Ore”

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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