Per trovare lavoro, Linkedin non basta

Online e offline. Facebook, Linkedin, ma anche i colloqui personali e gli amici degli amici. Per trovare lavoro è necessario integrare le relazioni sociali create in Rete con quelle costruite nella “realtà”. Una dimensione, quella virtuale, ha bisogno dell’altra. E viceversa. È questo il principale risultato dell’ultima indagine “Il lavoro ai tempi del #socialrecruiting e della #digitalreputation” condotta dall’agenzia per il lavoro Adecco in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Le relazioni sociali solo online, si legge, consentono agli intervistati di entrare in contatto con persone di status superiore e questo arricchisce il loro capitale sociale. Ma a sentire chi un lavoro lo ha già, la formula più efficace è quella di utilizzare un mix di differenti strumenti che comprenda in primo luogo gli annunci online (40%), le agenzie per il lavoro (34%) e la rete di parenti e amici (32%).

Indagando nello specifico tra gli strumenti online più utilizzati, Linkedin rimane il canale privilegiato per la ricerca di nuovi profili da parte dei responsabili delle risorse umane con il 42% delle preferenze, seguito da Facebook (29%) e da Twitter (9%), mentre tra i candidati la ricerca di lavoro in Rete avviene prevalentemente attraverso i siti di lavoro (94%), le App (39%), Facebook (30%) e solo nel 26% dei casi tramite Twitter. Anche rispetto all’efficacia le valutazioni divergono: i selezionatori apprezzano principalmente Linkedin (78% valutazioni positive), seguito dai siti di matching (72%), mentre nei candidati le posizioni sono invertite, con i siti che raccolgono il 70% di valutazioni positive, Linkedin che si ferma al 29% e Facebook, che pure è il più utilizzato, al 20%.

Di fondamentale importanza risulta la digital reputation dei candidati. Sia candidati che selezionatori mostrano grande attenzione alla “identità online”: il 70% delle persone verifica le informazioni personali che circolano online “googlando” il proprio nome così come il 77% dei recruiter inserisce il nominativo di un candidato su un motore di ricerca per raccogliere maggiori elementi di valutazione. Proprio a questo proposito i responsabili delle risorse umane hanno dichiarato che nel 12% dei casi si sono trovati a escludere dei candidati per le informazioni che hanno reperito in Rete. Un fenomeno degno di nota è la richiesta da parte dei selezionatori di accedere al profilo Facebook tramite la password del candidato, pratica confermata dall’1% dei candidati e dal 5% dei selezionatori.

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Articolo tratto da www.linkiesta.it

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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