Magistrati e politica (e viceversa)

magistraturaQuesta mattina stavo ascoltando su Rai News un’intervista fatta ad Ingroia ed ho pensato tra me e me all’entrata in politica, a suo tempo, di Di Pietro e alle dimissioni attuali del procuratore della Repubblica Grasso, se non sbaglio punto di riferimento della lotta alla mafia.

E mi sono chiesto: qual e’ il senso civico e morale di lasciare sguarnito un fronte cosi’ delicato come quello della lotta alla mafia per “salire” in politica? 

Sono pienamente convinto che i magistrati non dovrebbero candidarsi e fare politica, se non dopo un lungo intervallo dalla professione. La discesa in campo può alimentare sospetti e diffidenze (utilizzate politicamente, come sappiamo, soprattutto da Silvio Berlusconi: cito ad esempio l’ultima dichiarazione secondo cui i magistrati che l’hanno obbligato a pagare alla moglie 200 mila euro al giorno sono “femministe e comuniste”); e colora retrospettivamente il loro operato.

Molti sono entrati in Parlamento, a sinistra e a destra, negli ultimi anni. E non mi sembra che la categoria intenda rinunciare a questa facoltà. Certo, la legge non lo impedisce. Ma resta un errore, a mio giudizio. Se poi un magistrato-candidato usa i toni e i modi di Ingroia o di Di Pietro…(lascio a voi concludere il mio pensiero)

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Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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