Ma quale unità di Governo!

Le elezioni di domenica hanno mostrato i due volti politici dell’Europa. In Francia il sistema elettorale ha dato al neopresidente Hollande una forza parlamentare compatta e omogenea. In Grecia un voto tormentato ha aperto la strada a un governo destra-sinistra che porta con sé un impegno e una richiesta: l’impegno a restare nell’euro. Una scelta per la stabilità, come dicono tutti. Ma anche in Francia si è votato per avere stabilità. Solo che le modalità e gli esiti sono ben diversi.

I francesi sanno già che avranno cinque anni solidi, con un presidente e una maggioranza dello stesso colore. I greci invece tentano l’estremo ricorso ad un governo che si presenterà nel segno dell’unità nazionale, anche se si prevede un governo di centro-sinistra moderato. Rispetto a questi due scenari, il caso italiano rappresenta una singolare terza via.

L’anomala “non-maggioranza” che appoggia Monti dà l’illusione dell’unità nazionale. Ne abbiamo la prova quasi ogni giorno. Sull’articolo 18, sulle riforme istituzionali ed elettorali, sul pasticcio degli «esodati», sulla legge anti-corruzione, sulla Rai: non c’è quasi argomento che dia l’impressione di un Parlamento unito dietro le scelte del governo.

Certo, non tutto dipende dai partiti e lo stesso esecutivo, a volte, ci mette del suo per complicare il rapporto con le Camere. Ma il risultato è sotto gli occhi di tutti. Nel nostro caso la stabilità, che non è garantita da un sistema coerente come in Francia, non è nemmeno incoraggiata da una vera maggioranza politica: come persino la Grecia si sforza di avere. Di qui il difficile cammino, come un equilibrista sul filo, a cui è costretto il presidente del Consiglio.

È ovvio che Monti avrebbe bisogno di presentarsi in Europa, al vertice di fine mese, con le spalle coperte dal Parlamento nazionale. La credibilità italiana si fonda anche sulla determinazione con cui le forze politiche sostengono l’esecutivo, nonché sulla loro capacità di autoriformarsi. Ma siamo lontani dalla sufficienza in entrambi i casi. Sia per intoppi procedurali, sia per i continui dissensi politici, la realtà è che il premier riceve un sostegno sempre più avaro e carico di distinguo.

Non siamo in Grecia, ma non siamo nemmeno in Francia. Non abbiamo le riforme e neppure un colpo d’ala della politica. Si vive un po’ alla giornata proprio nelle settimane in cui l’Europa deve decidere il suo destino.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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