L’immortale (?)

Fino a poco tempo fa Silvio Berlusconi diceva di essere troppo vecchio per candidarsi un’altra volta contro la “cattiva” sinistra, contro i comunisti. Sembrava una (strana) arresa. Ecco però che nel giro di poche ore il Cavaliere, da esodato, si è già ritrasformato in candidato. L’ex premier si ricandida a fare il premier. Qualcuno esulta, qualcun altro risponde con fastidio, anche nello stesso centrodestra. Reazioni normali: chi come lui ha segnato un’epoca lunga quasi vent’anni non poteva suscitare che forti reazioni, pro e contro.

Berlusconi pensa veramente che ritornando alla guida del Pdl vincerà e tornerà agli antichi splendori? Crede che sia possibile una vittoria del centrodestra nel 2013? Il Cavaliere, pur avendo di sé una stima piuttosto elevata – e affetto da egocentrismo – di sicuro non è uno sprovveduto, né uno che non sia a conoscenza delle attuali difficoltà in cui si trova il centrodestra. I sondaggi li vede e sa che di questi tempi il Pdl è al minimo storico. E’ consapevole anche lui del fatto che con le sparate provenienti dai suoi colleghi di partito, tra cui quelle della Santanchè sull’Imu, portano la sua “creatura” a toccare con fatica il 20%. Insomma, dopo essere stato un po’ alla finestra, il padre padrone è pronto a riprendere le redini del partito, visto che Angelino Alfano, il suo delfino, pur godendo dell’appoggio dell’ex premier, non gode dello stesso carisma – dunque alle elezioni non sarebbe in grado di risollevare i consensi –. Berlusconi è tornato ed eccolo qui, dunque, pronto ad una nuova sfida, con un squadra più giovane (?) e un programma adatto al momento, ovviamente opposto a quello sostenuto fino a oggi da Monti. Riuscirà portare a casa il 51% come giorni fa egli stesso ha dichiarato? No. E sa anche lui che forse potrà raggiungere più verosimilmente un 30%, che poterebbe garantire al centro destra di rimanere almeno il secondo partito del Paese.

Insomma, la morale è che Berlusconi ha dimostrato di essere più di un fondatore: per il partito, è tutto. Ci ha messo l’idea, i soldi, la faccia e il carisma. Ha allevato la sua creatura guardandosi bene dal preparare una successione. Un partito con il suo nome nel simbolo probabilmente prenderà molti più voti di uno guidato da Alfano, incoronato come numero uno solo pochi mesi fa, e ora reintegrato fra le comparse.

Ma deve anche capire che non siamo più nel 1994 e il sogno di cambiare l’Italia è svanito da un pezzo: ora rimane una realtà fatta di conti, buchi di bilancio e manovre da rispettare, pena la bocciatura dei mercati e della Merkel.

Silvio avrà pur dimostrato di avere più di sette vite, ma gli anni passano anche per lui e molte prove hanno lasciato il segno. Che cosa potrebbe ancora promettere, in campagna elettorale, dopo vent’anni di promesse disattese? Come potrebbe far credere di non avere almeno qualche responsabilità nella disastrosa situazione lasciata in eredità al governo Monti?

Certo Berlusconi ripeterebbe che, durante i suoi tre mandati, non l’hanno lasciato governare. Non ha neppure tutti i torti, quando dice che in Italia c’è un diabolico sistema che rende difficili le riforme. Ma sarà difficile convincere ancora la maggioranza di chi vota centrodestra che è stata tutta colpa di un complotto ordito da giornali, magistratura e poteri forti.

È improbabile, per non dire impossibile, che Berlusconi non sappia tutto questo; e che non capisca che una stagione è finita per sempre. E allora cresce il sospetto che la sua ricandidatura non punti a palazzo Chigi, ma a una robusta presenza a Montecitorio che gli garantisca o di far parte di un governo di larghe intese, o quantomeno di essere una minoranza forte e rispettabile. Berlusconi non mirerebbe a vincere, dunque, ma a conquistare una condizione di maggior garanzia per le proprie aziende e per se stesso.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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