Le risposte concrete che la politica deve dare

La competizione tra i partiti è necessaria per dare ai cittadini la possibilità di scegliere tra programmi alternativi anche se c’è da temere l’instabilità che potrebbe derivare dal ritorno a una competizione elettorale irresponsabile. Un Paese, come il nostro, con il secondo debito pubblico di Europa e tra i più alti nel mondo non può che avere un interesse alla responsabilità finanziaria. Lo stesso pareggio di bilancio, che ora dovremmo rispettare anche per ragioni costituzionali, non riuscirà a proteggerci “dal brutto tempo” portato dai mercati finanziari fino a quando non verremmo a capo del debito pubblico. Ciò significherà una riduzione costante e prolungata della spesa pubblica che poco o punto si concilierà con la logica della competizione elettorale.

Dopo tutto, il consenso elettorale non si ottiene promettendo sacrifici. Questa frattura si esprime attraverso due esigenze opposte: l’esigenza della politica di andare “oltre Monti”, quella di dare vita al “Monti bis”. Come se ne esce?
Nessuno può pensare che la democrazia italiana possa trasformarsi in una tecnocrazia. Ma nessuno può pensare di ritornare a fare le cose come prima. Le elezioni della primavera del 2013 debbono celebrare il ritorno alla competizione politica, ma occorre essere consapevoli che esse potrebbero costituire anche un grande rischio politico per il Paese. Se si ha questa doppia consapevolezza, allora i partiti (dipenderà dal sistema con cui si voterà) dovrebbero soddisfare alcune condizioni. Come, ade esempio, dire con chiarezza quale Europa hanno in mente, quali sono i loro riferimenti politici in Europa, quali impegni europei accettano o rifiutano, cosa vogliono fare della moneta comune.

Ma non è tutto. Occorre presentare un programma di governo che individui le priorità di politica nazionale, precisando mezzi e risorse con cui realizzarle nel contesto del vincolo del pareggio di bilancio interno e dei vincoli finanziari esterni e definire con precisione la loro posizione relativamente alle tre principali azioni del Governo Monti: la riforma del mercato del lavoro, la riforma delle pensioni e il contrasto dell’evasione fiscale. Se propongono di riformare, devono spiegare quali alternative propongono per raggiungere gli scopi che si era prefissato il Governo Monti.

E se i partiti accettassero di sottoporre i propri programmi alla valutazione di una commissione di esperti (non di parte e possibilmente non italiani) che discuta pubblicamente le loro implicazioni finanziarie, amministrative e sociali? Non si tratterebbe di sottoporre i partiti a una commissione d’esame, ma di aiutare il dibattito elettorale a focalizzarsi sui contenuti e non sugli umori. I problemi che il Paese deve affrontare richiedono competenze tecniche di cui il cittadino non può disporre. Come avviene in altri Paesi, ciò potrebbe fornire informazioni utili per gli elettori. E allo stesso tempo responsabilizzare i partiti.

Non ha senso denunciare il populismo, quando non si è stati capaci di restituire credibilità alla politica. Se occorre un nuovo patto tra politica e cittadini, occorre anche una nuova responsabilità della politica nei confronti delle sue classi dirigenti. Nella primavera del 2013, non ci dovrà essere una campagna elettorale gridata, astiosa, personalizzata. Al punto in cui è giunta l’Italia, non interessa stabilire chi ha fatto più disastri nel passato, ma interessa conoscere i rimedi che si propongono per uscire da quei disastri. E su questa base, quindi, ognuno darà il proprio voto.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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