L’alleato Obama

A giudicare dalle pagine e pagine dedicate dai giornali e dalle affollatissime nottate di diretta televisiva, le elezioni presidenziali in America sono state seguite in Italia con un tifo da stadio, con tifosi dell’uno o dell’altro candidato: quelli che si auguravano a ogni costo il bis del democratico Obama e quelli che invocavano la resurrezione economica con l’elezione del repubblicano Romney. Ma quello è un altro mondo. Vogliamo far gli americani, “ma siam nati in Italy”, tanto per citare una vecchia canzone.

Fatto sta che in Europa è stata accolta con grande soddisfazione la conferma di Obama alla Casa Bianca. In Italia in modo particolare. Obama sembra fatto per piacere alle opinioni pubbliche europee; al contrario, il repubblicano Romney, con quelle battute contro lo “statalismo” italiano e spagnolo, ha sempre goduto di magri consensi tricolori.

Ma ora la seconda opportunità di Obama si presenta come un sentiero assai accidentato, minata dall’enorme deficit e debito. Non sono tutte rose e fiori. Forse è per questo che l’Italia si è sentita vicina al presidente confermato?
Il presidente democratico continua ad essere un prezioso alleato degli europei, in particolare di quei paesi, tra cui l’Italia, che hanno bisogno di tempo e serenità per affrontare i propri nodi strutturali e ridurre il peso del debito.
Ma si potrebbe dire anche il contrario. Gli amici americani, che puntano sulla stabilità del rapporto, hanno bisogno dell’amico italiano. Hanno bisogno di un paese leale, governato da esponenti credibili come Napolitano e Monti.

Non è tutto un caso. L’Italia non può non rappresentare un tassello importante nella strategia europea della Casa Bianca, visto che è con i tedeschi che bisogna soprattutto fare i conti. Il voto in Germania nel settembre 2013 renderà, sicuramente, ancora più prezioso il rapporto che Napolitano e Monti hanno saputo costruire con Obama. La voce dell’America, e nel caso la sua capacità di esercitare forte pressioni, rappresenta un potente alleato nella crisi della moneta.

Fa riflettere, poi, quanto detto da Napolitano, con un po’ di amarezza, circa il fatto che che l’America abbia dimostrato ancora una volta al mondo cosa significa possedere un forte senso d’identità nazionale, che nei momenti topici si traduce in «fair play» di cui ha dato prova lo sconfitto Romney. Si tratta di quella coesione nazionale che da noi è un desiderio ricorrente, quasi mai in grado di tradursi in realtà.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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