Italia tutti a casa, la grande crisi del calcio

Corsi e ricorsi, morsi e rimorsi. L’Italia del calcio torna indietro di 50 anni. Prima di Sudafrica 2010 e Brasile 2014, l’ultima volta che gli Azzurri sono usciti per due volte consecutive al primo turno di un Mondiale e’ stato nel 1962 (in Cile) e nel 1966 (in Inghilterra). Se allora c’era l’espiazione generazionale segnata indelebilmente dalla tragedia di Superga e la fine del Grande Torino, stavolta non è solo una questione meramente tecnica, come a caldo dopo la sconfitta con l’Uruguay, ha recitato Cesare Prandelli declamando il suo mea culpa in mondo visione. I mali vengono da lontano …e tutti per nuocere. Mali di sistema, di cultura calcistica, di logistica a partire dall’impiantistica (stadi troppo vecchi) e dalle strutture federali, per passare alla valorizzazione dei settori giovanile e al contemporaneo massiccio utilizzo di calciatori stranieri non proprio top player, al difficile rapporto tra tifoserie e club al mai risolto lodo violenza. Intanto i migliori allenatori sono all’estero (Lippi, Ancelotti, Mancini su tutti) come i nuovi talenti (Verratti, Sirigu, Immobile e forse anche Balotelli reclamato di nuovo in Premier League). Anche per questo l’Italia è fuori dal Mondiale

LA SITUAZIONE
L’Italia attualmente è nona nel ranking Fifa e ora rischia concretamente di uscire dalla top ten dopo il flop brasiliano. Tra i club, la stagione 2013-14 è stata a sua volta fallimentare con l’unica Juventus in semifinale di Europa League. Erano quattro anni che un club italiano non raggiungeva una semifinale continentale.

TROPPI STRANIERI POCHI GIOVANI
“Oggi il calcio non mi diverte e non mi appassiona più: ci sono troppi stranieri in campo, di cui non conosciamo la cultura, nè la storia; ci sono giocatori di cui non si è mai sentito parlare e ce li ritroviamo in Serie A’ ha dichiarato lo scorso febbraio Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione arbitri italiani. I numeri sono chiari: nell’edizione 2013/14 del campionato di Serie A ci sono stati meno calciatori italiani in campo rispetto a quelli stranieri (solo il 42% dei 610 totali). E piangono i vivai che riforniscono le squadre nazionali. Tra i club quello più prolifico è quello olandese del Feyenord, poi c’è Barcellona e Dinamo Zagabria. Per trovare il primo club italiano bisogna scendere in 25esima posizione dove c’è l’Udinese, ancora più giù la Roma. Anche per questo l’Italia è fuori dal Mondiale

L’ESEMPIO
Bisognerebbe guardare alla Serie B che ha fatto segnare una stagione record per utilizzo di giovani italiani e spettatori in aumento. I dati di Panini digital, indicano che fra i cadetti su un totale di 655 giocatori impiegati, 214 sono under 21. Sono 483 gli italiani, ovvero 73,74% ben al di sopra della media europea (54,32%). L’età media del campionato è di 25,3 anni, al di sotto di quella dei campionati europei (25,9). Per quanto riguarda gli spettatori, poi, in totale sono state 2.673.594 le persone che hanno visto almeno una gara. La media è di 5.787 spettatori a match: +21,5% rispetto alla scorsa stagione.

STADI FANTASMA
“Cosa deve fare il calcio italiano per risalire la china? “Fare gli stadi”. E’ stata questa la lapidaria risposta del presidente dell’Uefa, Michel Platini, a Torino per la consegna alla città della coppa dell’Europa League poi vinta dal Valencia. I dati parlano chiaro. Il Report Calcio 2014, presentato dalla Figc, dice che in un anno il calo dei tifosi negli stati italiani è stato quasi di un milione, passando dai circa 13,2 milioni del 2011-2012 ai 12,3 milioni del 2012-2013. Un -6,4% impietoso che pesa anche sui ricavi da stadio e sui ricavi commerciali, che registrano una diminuzione rispettivamente del 4,1% e del 3,9%. Insieme rappresentano solo il 23% del valore della produzione aggregato (8% i ricavi da stadio e 15% i ricavi commerciali). Di conseguenza continuano a crescere i debiti della Serie A. A parte San Siro e il nuovo Stadium della Juve, gli impianti sono tutti vecchi. L’ultimo restyling risale a Italia ’90. E’ trascorso un quarto di secolo e non è più tempo di notti magiche. La questione è politica. I club vorrebbero costruire stadi di proprietà. Sinora c’è riuscita solo la Vecchia Signora. Anche per questo l’Italia è fuori dal Mondiale.

VIOLENZA PADRONA
‘Non bisogna trattare con i facinorosi e questo deve essere vero anche per le società di calcio e i loro presidenti che devono rompere i legami con questi aggregati chiamati tifoserie e con i loro presunti capi’ Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano subito dopo i fatti di violenza prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina dello scorso 3 maggio. E proprio mentre l’Italia di Prandelli esce dai mondiali di Brasile, la tragedia vera e non affatto paragonabile, distrugge una famiglia. Muore al Policlinico Gemelli di Roma Ciro Esposito, il tifoso del Napoli, rimasto gravemente ferito negli scontri fuori dall’Olimpico. Altri Paesi , Inghilterra Olanda e Germania su tutti, hanno risolto il problema della violenza fuori e dentro gli stadi. In Italia Daspo e tessera del tifoso non sono bastati neppure come deterrenti. Il 2013-14 è stato poi l’anno dello scandalo Nocerina-Salernitana. Anche per questo l’Italia e’ fuori dal Mondiale.

QUESTIONE DIRITTI TV
Il paradosso della crisi è nell’offerta che ruota intorno ai diritti tv per i pacchetti di serie A e B per il triennio 2015-2018. Le offerte più alte sono arrivate da Sky, oltre il miliardo di euro. Mai così tanti. Un vero e proprio record che finirà nelle tasche dei presidenti, soprattutto dei top-club. Parte serviranno per sanare i buchi del costo della gestione dei club e parte per i buchi del calo dei tifosi. E quel che resta? Non sarà il caso di cominciare a pensare al futuro prossimo piuttosto che al semplice seppure e misero e danaroso presente? Anche per questo l’Italia è fuori dal Mondiale.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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