Il no alla tv per essere sempre in tv: anche questo è Grillo

Beppe Grillo non vuole andare in televisione, che considera di regime, sia la Rai che Mediaset, sia Sky che La7. Preferisce parlare nelle piazze piuttosto che davanti alle telecamere, preferisce sentenziare e non dialogare. Eppure non c’è giorno e non c’è trasmissione più o meno giornalistica in cui egli non compaia in tutte le sue spettacolari performance.

Non è vero, quindi, che Grillo non va in televisione. Ci va eccome, tantissimo, e con un’efficacia che non hanno gli altri politici. E questo il leader del Movimento 5 Stelle lo sa bene: invade i teleschermi proprio perché li rifiuta. Non cerca di trarre inutilmente profitto dalle leggi della comunicazione, ma le manipola, le piega alla propria strategia propagandistica. In poche parole lascia che gli avversari, con il loro amor vacui e con la loro occulta vocazione autolesionista, gli regalino ciò che gli serve e che aristocraticamente disdegna.

Grillo è fino al collo nel sistema, solo che usa meglio i suoi strumenti di persuasione, i suoi meccanismi di ricerca del consenso. “Uno contro tutti”, questo il segnale che Grillo fa passare nei suoi urlati comizi, ben sapendo di interpretare un sentimento condiviso da una buona parte degli italiani, ognuno dei quali, deluso dalla politica, è contro tutti. Nessuno sa mettersi in vetrina come lui, neanche Berlusconi che pure, indifferente ai problemi reali del Paese, gestisce con navigata e cinica sapienza la propria immagine pubblica. Così, mentre la nostra democrazia (la più incivile dell’Occidente) affonda negli scandali con tempi e modi inesorabili, la protesta, come un’alluvione, straripa dai margini naturali e invade le campagne e le città seguendo percorsi “frattali”, umorali, viscerali.

L’impressione è che più ci si adopera per circoscrivere nelle giuste dimensioni il “fenomeno Grillo”, più si porta acqua al suo mulino. Il sospetto che ancora oggi il contesto conti più del testo si va consolidando. Si sta palesando con disarmante evidenza la goffaggine di chi usa tradizionalmente gli strumenti della comunicazione, soprattutto quella televisiva, che è iconica, emotiva e meno adatta di quanto si crede a veicolare i contenuti. Alle poche certezze che emergono da questa campagna elettorale si aggiungono le menzogne fisiologiche della televisione, sempre più vista da ciechi e ascoltata da sordi.

Articolo tratto da “IlSole24Ore”

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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