I due Berlusconi

Lo stato d’incertezza di un Pdl privo d’identità è tutto in quel 40% circa del gruppo parlamentare alla Camera che non ha votato la riforma del lavoro, segno che il partito berlusconiano è diviso quasi a metà nel giudizio su Monti e le sue politiche. Ma quale alternativa esprimono i dissidenti, al di là della volontà di compiacere i loro elettori? Non si sa.

Emerge un malessere, ma non un disegno politico concreto; un’area che avrebbe bisogno di essere rigenerata e invece rischia la frammentazione. Alfano si sforza di rendere coerente ciò che non lo è, ma il protagonista dell’ambiguità resta il leader storico: un ex presidente del Consiglio che non esita a sparare sulla moneta unica e ad annunciare improbabili ritorni sulla scena governativa.

Esistono due Berlusconi inaffidabili. Quello che appoggia Monti, consapevole che è l’unica strada per non precipitare in uno scenario greco: è il politico che ricorda di essere stato premier fino a sette mesi fa e sente di non poter spogliarsi del tutto di responsabilità che sono parte della sua storia personale. E c’è il Berlusconi populista che desidera ritrovare un facile raccordo con gli elettori di un tempo e soprattutto amerebbe essere riconosciuto ancora come guida indiscussa di un movimento vincente. Oggi ai suoi occhi c’è un altro sulla cresta dell’onda, capace di evocare entusiasmi di massa, ed è Beppe Grillo. Una condizione che il secondo Berlusconi avverte come dolorosa e ingiusta, convinto com’è di poter tuttora risalire la china elettorale se appena gli fosse possibile condurre la campagna con i toni e gli argomenti idonei. Un’illusione.

I due Berlusconi convivono senza curarsi troppo delle contraddizioni. L’ex presidente del Consiglio, anche nella versione sdoppiata, è convinto di essere l’unico in grado di tenere insieme i diversi segmenti di quello che fu per anni il partito di maggioranza relativa. Su questo non ha torto e la sua testardaggine riesce talvolta a coprire il vuoto delle idee e la debolezza del personale politico. Ma per quanto tempo? Il Berlusconi numero uno impedirà le elezioni anticipate che il Berlusconi numero due gradirebbe, non fosse altro perché adora l’odore della polvere da sparo. Ma è un gioco che non può durare all’infinito. Lo spostamento di Casini verso il centrosinistra accentua la solitudine dell’uomo. Il rischio è che la creazione di un’area moderata capace di una proposta di governo (d’intesa con il Pd) accentui la deriva populista e massimalista di quel che resta del Pdl. Il Berlusconi numero uno è in grado di vedere il pericolo. Ma dovrà vedersela con il Berlusconi numero due.

tratto da IlSole24Ore – di Stefano Folli

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Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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