Metterli alla gogna sarebbe ingiusto: di sicuro pagano, in fatto di politica, la grande inesperienza (costitutiva, però) e il confronto con i pescecani (quelli veri) del Parlamento. Scontano poi il fatto che le cose, quando occorre farle, sono sempre più difficili di quanto non sembrino. E, infine, va detto, in una situazione di stallo come questa, vanno in crisi anche gruppi e partiti molto più antichi e rodati del loro. Dunque non si può essere che clementi, con loro. Ma anche accettando giustificazioni del tutto legittime, la verità che sta emergendo è un’altra ed è molto semplice: il Movimento Cinque Stelle non sta funzionando e forse non funzionerà mai.
Un po’ pesano le persone che ne fanno parte. Dispiace dirlo, ma affidarsi a Crimi e alle sue gaffe per fare una rivoluzione anche solo culturale appare pura utopia (chiama onorevole la “cittadina” Lombardi; si addormenta in aula; prende in giro Napolitano; si sbaglia sulla rendicontazione). Apprezzare la Rostellato che non stringe le mani alla Bindi suona patetico; ascoltare la ridda di strafalcioni («i senatori? Sono 360») e follie raccontate delle scie chimiche e dei microchip mette disperazione e tristezza. Chi va in Parlamento per distruggere i vecchi partiti dovrebbe (anzi, deve) essere meglio di loro, almeno sul lato della preparazione culturale. E finora non ci siamo.
E non va bene neppure la questione-trasparenza, cioè il grimaldello (o meglio l’apriscatole) con cui dovevano scoperchiare il Parlamento. Dov’era la rete quando hanno eletto i capigruppo? Era spenta. E quando decidevano chi eleggere alla presidenza di Camera e Senato? Spenta. E perché fanno raduni segreti in agriturismi laziali? Non sarebbe strano, se fossero un partito. Ma loro sono il Movimento Cinque Stelle. I dubbi aumentano. E le epurazioni? E perché c’è chi va in televisione? E perché Beppe Grillo rimuove i commenti scomodi ed evoca i troll (quando molti di questi commenti erano del tutto normali)? Tutte cose normali, in un partito. Ma anche nel M5S? Forse da loro ci si aspettava di più, qualcosa di diverso. E invece.
Intanto, tra una polemica e l’altra, in parlamento sono i più inattivi. Gridano allo scandalo dell’immobilismo, decidono di occupare il Parlamento (oggi), ma le prime tre proposte di legge (solo sui diritti civili) sono state fatte soltanto ieri. «Non c’è nessuno che lo sa fare», ammettono con candore. Poi, sulle questioni da affrontare, sono divisi. Sarebbe una cosa buona, in un partito. Ma non in un Movimento che si propone di ricostruire l’Italia. Fin dall’inizio ci sono state fronde (i siciliani) e ribelli. E infine, pur opponendo una strenua resistenza alle richieste del Pd (e qui sono stati coerenti), chiedono a Napolitano il mandato per governare. Bloccando tutto il processo e senza ottenere nulla (e sfiancando la pazienza dei cittadini). Verrebbe da pensare, visto il contributo dato finora alla questione, che i grillini non siano solo inutili, ma anche dannosi.
Insomma, le premesse non sono incoraggianti. Le promesse deluse, ma non ancora disattese. A Beppe Grillo occorre molto più tempo di quello che ha per dare forma al Movimento, per renderlo decisivo in Parlamento, per convincere gli elettori che non lo hanno votato (e anche quelli che lo hanno votato). Può ancora provare a mettere in atto quella rivoluzione che aveva decantato nelle piazze d’Italia? Forse sì. Ma sorge il dubbio che, a dispetto di tutto, in Italia un’altra politica, migliore, non sia possibile.
Tratto da “www.linkiesta.it”