Fratelli (?) d’Italia…riflessioni

Da un lato il capo dello Stato che invoca di nuovo una Repubblica «casa comune» e la coesione nazionale come premessa della rinascita collettiva. Dall’altro un ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che butta lì un’idea, sia pure «pazza»: rimettere in moto i torchi della Zecca e stamparci da soli tutti gli euro che servono; in alternativa, uscire dall’eurozona.

In questo quadretto è racchiuso il senso d’inquietudine e di angoscia con cui quest’anno si festeggia il 2 giugno. Il terremoto, gli «spread» alle stelle, l’Europa in un vicolo cieco, le notizie da Grecia e Spagna: per non arrendersi al clima cupo e non accettare, si potrebbe dire, la logica del suicidio istituzionale, Napolitano ha salvato la liturgia civile della festa, nonostante attacchi e insinuazioni proseguiti anche ieri. Ma il futuro a breve è un enigma.
L’Italia è davanti a un bivio: o una nuova coesione politica e sociale ovvero il rischio concreto di un collasso generale. Del resto, quanto potrà durare un sistema incapace di autoriformarsi? Entro tre o quattro mesi sarà chiaro se il fallimento dei partiti è totale o se avremo almeno una riforma della legge elettorale. Ma l’impressione di camminare sul ciglio del burrone si accentua giorno dopo giorno.

Il punto di equilibrio delle istituzioni è un presidente della Repubblica che si avvia alla fine del suo mandato, non senza amarezze. Al tempo stesso un personaggio cruciale nella storia degli ultimi vent’anni è tentato di mettersi alla testa del partito anti-euro. Può darsi che quella di Berlusconi sia solo una battuta, ma tutto lascia pensare che invece sia qualcosa di più. Senza dubbio sono parole inverosimili, soprattutto se a pronunciarle è un uomo che sostiene di essersi ritirato dal palcoscenico della politica.
Ma ormai tutto si mescola. Berlusconi un giorno è il personaggio responsabile che garantisce l’appoggio del Pdl a Monti. Il giorno dopo sembra un seguace, piuttosto ingombrante, di Beppe Grillo. E forse non è così strano. L’ex premier ha un’innata vocazione a seguire le strade del successo. E quindi a ricalcare le mosse di chi ha successo. Tre mesi fa l’uomo del giorno era Monti, espressione di un’Italia seria e rispettata in Europa: Berlusconi era ben lieto di presentarsi come l’artefice, per senso di responsabilità, dell’esecutivo tecnico. Oggi sulla cresta dell’onda è l’ex comico Grillo, con le sue suggestioni anti-euro. E Berlusconi tende, forse anche in modo inconscio, a imitarlo.

Vorrebbe capire il segreto dell’affermazione dei «Cinque Stelle». E sul terreno del populismo non ritiene, magari a ragione, di essere secondo a nessuno. Il risultato è paradossale. Come si concilia l’appoggio del Pdl a Monti con queste pulsioni anti-europee? Non si concilia. La contraddizione è destinata a ricomporsi ovvero a esplodere in tempi brevi. È come se Berlusconi desse per scontato il crollo dell’eurozona e si preparasse a riscuotere un dividendo elettorale. Se necessario, facendo concorrenza allo stesso Grillo. Un intreccio fatale. A parte Marine Le Pen in Francia, solo in Grecia esistono forze rilevanti che si opponogono senza mezzi termini all’Europa. Se Berlusconi ha scelto sul serio di adottare questa linea, non potrà sostenere Monti ancora a lungo.

Ma bisogna essere consapevoli che sarebbe una svolta di tipo greco.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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