Corrado Passera: voglia di protagonismo?

Dall’intervista concessa da Corrado Passera al direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli, emergono alcuni “luoghi comuni” (ma siamo ancora vicini allo spirito natalizio, quindi evitiamo) sullo stato del paese e della progettualità politica che presentano nulla di inedito: a volte ho l’impressione che scelga deliberatamente di ripetere lo stesso concetto fino a svuotarlo di senso.

Passera spiega di essersi chiamato fuori dal progetto montiano perché nell’operazione di “riordino” della Camera vede l’eredità di vecchie prassi. L’orizzonte temporale di Passera, per la costruzione del nuovo soggetto politico, è sui 5-10 anni, e da questa prospettiva nasce l’accusa di scarso coraggio al progetto di Monti. Passera parla di sinergia tra privato profit, non profit e pubblico per lo “sviluppo sostenibile”. E pazienza che, finora, la sussidiarietà è stata soprattutto fraintesa ed utilizzata come sussidio (pubblico): oggi non c’è più un euro e quindi restano i begli slogan sul Terzo Settore che ci salverà. E’ la versione 2.0 del concetto di quoziente familiare, ricordate? Nessuno aveva capito in cosa consistesse, ma tutti lo citavano a piene mani, in tutto lo spettro politico.

Tra gli altri punti “programmatici” di Passera,

«No, quindi, a una nuova patrimoniale. Alleggerire il carico fiscale per le famiglie con redditi bassi e con figli e per le imprese che investono in innovazione e internazionalizzazione e soprattutto che assumono, attraverso un nuovo contratto di inserimento e reinserimento da mettere a punto»

Questo è puro buonsenso, no? Ma quando la realtà bussa alla porta della casa del buonsenso, che si fa? Ovviamente, il no alla patrimoniale è un concetto che tramonta: no ad una patrimoniale straordinaria, si può pensare. Ma no anche ad una ordinaria ad aliquota molto bassa, da usare per ridurre il costo del lavoro? Si fa presto a dire patrimoniale, no? Le altre proposte sono sempre quelle: crediti d’imposta. Ma come si finanziano tutte queste belle cose?

Nel mezzo di una crisi “esistenziale” in cui il nostro paese ha seriamente rischiato di finire come la Grecia (rischio comunque non scongiurato ma solo ridimensionato, allo stato attuale), ed in un contesto globale che blocca le ormai leggendarie privatizzazioni, è giusto accusare il governo uscente di non aver avuto determinazione? Io ritengo che non lo sia e che più di così non avrebbe potuto fare, soprattutto se si pensa al fatto che doveva continuamente piegarsi ai ricatti avvenuti sempre più frequentemente negli ultimi mesi, da parte di qualche partito politico.

Il punto è che mancano le risorse! Bisogna essere realisti!

Vale ancora, l’accusa a Monti di non avere coraggio e di aver stilato un programma troppo minimalista? La risposta, a mio parere, non può che essere negativa. E comunque, “la spesa pubblica va ripensata e tagliata con interventi strutturali profondi”.

E si riparte: gli asili nido, l’assistenza gli anziani, la sanità. Bello, sarebbe. Ma è un programma politico o il libro dei sogni? Poi i “costi della politica”, le assemblee elettive, le riforme istituzionali. Ma cosa differenzia Passera da Monti? Forse la scelta di priorità?

Alla fine, pensiamo che questa intervista dell’ex banchiere non resterà nella storia. Come non lo resterà nulla, dello scontro di narrative impotenti a cui assistiamo quotidianamente. Chi può, cucina la stessa sbobba di sempre: padroni a casa nostra con i rimborsi elettorali altrui, taglio di tasse finanziato da altre tasse, complotti, poteri forti, rivoluzioni più o meno civili contro le Forze del Male.

Quindi, non uccidiamo la speranza. Ma sforziamoci di essere adulti.

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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