Come battere la crisi sociale?

Secondo un sondaggio dell’Osservatorio ISPO-Intesa Sanapolo, il 72% degli italiani non vede la ripresa e 6 su 10 temono un peggioramento delle proprie condizioni personali. Oggi coloro che ipotizzano un futuro negativo sono quasi il 50% in più. Solo il 14% pensa che tra un anno la sua condizione sarà migliore.

Ed in Europa, cosa sta accadendo?

La crisi della Uem (Unione economica e monetaria europea ovvero Eurolandia) e della Ue da finanziaria, economica e sociale si avvia a diventare istituzionale. Se non si crea un binomio Hollande-Monti, sostenuto anche da Obama, che duramente condizioni la Merkel, indebolita dalle elezioni nel Nord Reno Westfalia, per una nuova solidarietà europea, potrebbe aver fine anche la stessa Unione monetaria.

Di fronte all’ aggressione dei mercati finanziari ai titoli di Stato di vari Paesi, iniziata da quasi due anni, la Uem ha purtroppo puntato solo sul rigore fiscale e di bilancio che ha portato la Grecia (più che punita per le sue frodi) sull’ orlo della crisi istituzionale, l’economia di Eurolandia su quello di una recessione non temporanea, la moneta unica su quello della rottura. Sarebbe stato più che utile, inoltre, trasformare il Fondo salva Stati esistente da debole «barriera anti-contagi» a forte Fondo finanziario europeo, per bloccare prima e uscire poi dalla crisi. Il Fondo europeo doveva avviare l’ acquisto sistematico di titoli di Stato di Paesi membri e programmare il finanziamento di investimenti infrastrutturali europei, magari tramite la ben rodata Banca Europea degli investimenti.

La Uem ha ancora la credibilità e il tempo per intervenire come detto ma deve farlo subito. Poi va rilanciata la crescita per evitare una stazionarietà nella Uem che è già nei numeri pur nell’ ipotesi che l’ euro regga. In Grecia e Spagna il tasso di disoccupazione si avvicina al 25%. Anche in Italia i tassi di disoccupazione sono molto più contenuti ma in crescita ed ormai vicini al 10%.

Il problema dell’ Europa, e soprattutto dell’ Italia, è il tempo di mezzo. Il rafforzamento del mercato interno nel settore dei servizi, le liberalizzazioni, la riforma del lavoro, o la riduzione del disavanzo: tutto questo produrrà crescita. Il punto però è che non succederà tanto presto. Molte delle misure che vari governi europei stanno prendendo in questi mesi daranno i loro frutti, nel migliore dei casi, nel 2014. Ma la recessione è adesso. È attorno a questa incoerenza del calendario fra politica e attività reale dell’ economia che in questi giorni si è giocata buona parte della dialettica del G8. È in fondo soprattutto su questo che i leader di Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna hanno discusso davanti a Obama. Tutti ovviamente concordano con l’ obiettivo generico: crescita, oltre che rigore. Ma il punto delle vere divergenze è più di sostanza: i leader europei del G8 non sono usciti d’ accordo su come alimentare la crescita. La Francia e l’ Italia vorrebbero concordare al più presto anche misure per stimolare la domanda e creare posti di lavoro subito, prima che le riforme strutturali abbiano il loro effetto positivo. Gli strumenti indicati a questo scopo in Europa sono di due tipi: un solido aumento di capitale della Banca europea degli investimenti, perché possa rilanciare sui propri progetti e non solo difendere il proprio rating in «tripla A»; e l’ avvio di «project bond» europei (obbligazioni europee che raccolgano risparmio privato) attorno a opere ben precise. Su questo Francia e Italia sono d’ accordo. Ma su una decisa ricapitalizzazione della Bei per il momento è la Gran Bretagna di David Cameron che sta frenando, perché Londra sa che ne beneficerà poco. Quanto ai «project bond» europei, è invece la cancelliera tedesca Angela Merkel a esprimere ancora delle riserve. La Germania è d’ accordo per condurre dei «progetti-pilota», ma non per un piano massiccio in grado di creare posti di lavoro in tempi brevi. Berlino teme che la messa in comune dei rischi d’ investimento in Europa finisca per scaricare sul proprio bilancio le eventuali perdite. Su questi temi, almeno per ora, l’ intesa fra Merkel e il neopresidente francese François Hollande non è affatto decollata per il momento, anzi. Se ne riparlerà al vertice europeo di mercoledì prossimo. L’ agenda è chiara. Gli esiti finali molto meno

Info su Alessandro Boggian

Presidente del Comitato Provinciale OPES Verona - Ente di Promozione Sportiva e Sociale riconosciuto dal CONI
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