Questa austerità ci sta inesorabilmente legando una corda al collo.
Si stabiliscono obiettivi per il debito, ma la recessione è peggiore del previsto: per cui si mancano gli obiettivi, quindi si aumentano le tasse, aggravando la recessione; e si ricomincia da capo. E molto probabilmente sarà la Francia la prossima a esserne colpita.
Si guarda continuamente allo spread come indicatore infallibile dello stato di crisi, ma è solo il segnale delle aspettative a breve sullo squilibrio tra domanda e offerta di Btp.
La spirale austerità-recessione si consegue anche tagliando la spesa, non solo alzando le tasse, nella misura in cui i risparmi di spesa vengano destinati a ridurre il deficit e non la pressione fiscale. Concetto che ancora sembra sfuggire a molti!
Il controllo della spesa pubblica è indispensabile. Ma è solo uno degli strumenti per risolvere la crisi, non il fine dell’azione di governo. I vincoli rigidi di bilancio sono imposti dalla Germania, che non si fida più dopo aver visto che con l’euro i risparmi tedeschi andavano a finanziare la spesa pubblica improduttiva degli Stati in crisi o le loro bolle immobiliari.
La Germania non si fida più ora, a bolle scoppiate e buchi di bilancio pubblico conclamati ed aggravati dalla austerità, ma le banche tedesche erano felicissime di comprare titoli di stato spagnoli, visto che la Spagna, pur avendo una terrificante bolla immobiliare ed un mostruoso deficit delle partite correnti, aveva un basso indebitamento pubblico ed addirittura un avanzo di bilancio statale. Non mi risulta che,tre anni fa, i tedeschi levassero il ditino contro Madrid. Se è per quello, non lo levarono neppure contro Atene 6-7 anni fa, quando lo spread tra titolo di stato decennale greco e Bund era di soli dieci punti-base!
Bisogna sostenere i tagli nei tanti settori e aziende in declino (invece di cercare di tenerle in vita) e finanziare con un nuovo sistema di sicurezza sociale lo spostamento del lavoro verso settori a più elevata produttività o crescita (sperando che i sindacati lo capiscano). E, invece di parlare di patrimoniali, tagliare in modo sostanziale le imposte su capitale e lavoro: ci siamo dimenticati che non si investe senza aspettative di maggiori guadagni.